Giovedi 23 maggio 2019, alle ore 11,30, si terrà presso l’Istituto scolastico SS.mo Rosario, sito in Bari alla Via Putignani n.244, un incontro organizzato dal Garante dei diritti dei minori della Regione Puglia, Dott. Ludovico Abbaticchio, in collaborazione con la Confconsumatori Puglia, sul tema “L’alimentazione ed i minori”.
Nel corso dell’incontro sarà presentata e distribuita gratuitamente a tutti i partecipanti una Guida sul tema del rapporto fra alimentazione e salute, redatta a cura dell’Ufficio del Garante.
Interverranno il Garante Dr. Ludovico Abbaticchio, la Dirigente scolastico dell’Istituto SS.mo Rosario, Suor Paola Ancona, con gli avv. Antonio e Pinto e Dario Barnaba per Confconsumatori, per affrontare i seguenti temi: rapporto fra alimentazione e salute, comportamenti corretti nel consumo dei pasti fuori casa, i rischi della contraffazione di prodotti alimentari, la legislazione regionale pugliese in materia di contrasto agli sprechi di cibo.
Oggi pomeriggio 10.5.19 il Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare di Bari ha approvato il progetto di bilancio al 31 dicembre 2018, che verrà sottoposto all’approvazione dei Soci in occasione dell’assemblea confermata per il 29 e 30 giugno prossimi.
Cimentandoci in un’operazione di “traduzione” e di sintesi del testo proposto dalla banca, rileviamo che i dati principali e chiari sono i seguenti:
1) la perdita netta si attesta a 372 milioni di euro.
2) I coefficienti patrimoniali, a seguito della grave perdita, si collocano al 7,86% per quanto concerne il CET1 ratio ed il Tier One ratio e al 10,11% per il Total Capital Ratio. Detti valori sono però inferiori ai requisiti minimi che invece la banca deve obbligatoriamente rispettare, come comunicati nel 2018 da Banca d’Italia, con riferimento al Tier One (la soglia che la banca deve raggiungere è invece pari all’8,828%) e al Total Capital ratio (la soglia che deve raggiungere è invece di 11,146%).
Su queste premesse molto negative, la banca ha comunicato che, al fine di provvedere a rientrare al di sopra dei requisiti patrimoniali minimi richiesti, procederà a vendere asset attivi. In particolare ha annunciato la cessione di vari portafogli di finanziamenti e mutui. Pare che cederà anche altri attivi, nonché quote di partecipazioni oggi detenute. In pratica, almeno per ora, la banca non ha previsto un aumento di capitale.
Nel comunicato si dice che “le iniziative di rafforzamento del capitale, verranno rappresentate nel Piano di conservazione del capitale che il Consiglio di Amministrazione provvederà nei prossimi giorni a redigere ed a sottoporre all’Autorità, così come previsto dalla vigente regolamentazione”. Pertanto, ad oggi rimangono sconosciute ai piccoli azionisti.
Secondo il comunicato “sono state inoltre approvate – e in buona parte realizzate – misure atte a mantenere su livelli adeguati i coefficienti di liquidità, intendendo conservare il buffer attorno ai 2 miliardi. Gli indicatori di liquidità, sempre al 31 dicembre 2018, si sono collocati su valori superiori alle soglie regolamentari”. Tale indice è positivo ai fini della tenuta della liquidità.
Si ritiene inutile riportare altri pezzi del comunicato, inerenti aspetti generici e non sufficientemente chiariti, e che peraltro sono manifestazioni di intenti e non fatti.
Nei prossimi giorni il Comitato per la tutela degli azionisti e le Associazioni dei consumatori analizzeranno i dati riferiti dalla banca, per commentare in maniera specifica e per individuare le azioni più opportune da attivare, dinanzi a questi numeri cosi negativi. Numeri di bilancio che di certo non consentiranno alle azioni della banca di recuperare liquidità e valore.
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Antonio Pinto, presidente di Confconsumatori Puglia, intervistato da Sandra Riccio del quotidiano La Stampa, sul tema dei crediti deteriorati. Le banche hanno ceduto i loro NPL a società di recupero che stanno iniziando ad aggredire "a tappeto" famiglie ed imprese. Fra i crediti impacchettati e ceduti però, ce ne sono molti che erano nella contabilità della banca, ma ormai in realtà non sono più dovuti. Occorre che i cittadini e le PMI colpite attivino strumenti di difesa.
Il 30 aprile è stato pubblicato il Decreto Legge per la Crescita, che prevede una modifica rispetto a quanto era stato stabilito nella Legge Finanziaria, sul diritto all’indennizzo degli azionisti (30% delle somme investite) e obbligazionisti subordinati (95% delle somme investite) delle banche sostanzialmente “fallite”. Le banche interessate sono: Veneto Banca, Popolare di Vicenza, (loro controllate ossia Banca Apulia e Banca Nuova), Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti, Cariferrara, Bcc Crediveneto e Bcc Padovana. Pertanto, si chiarisce che tale Fondo purtroppo non si applica agli azionisti di altre banche che pure hanno i loro titoli illiquidi. L’art. 36 del DL ha previsto che l’indennizzo spetta anche ai successori in caso di morte, purchè siano parenti entro il secondo grado, mentre non spetta a chi le abbia acquistate dopo la data di messa in liquidazione della banca.
La novità legislativa consiste essenzialmente nell’introduzione del c.d. doppio binario dei risarcimenti, che funzionerà dividendo in due la platea dei risparmiatori. Per coloro che hanno 35mila euro di reddito Irpef nell’anno 2018, oppure sono sotto la soglia dei 100mila di patrimonio mobiliare al 31.12.18, il diritto al rimborso avrà priorità cronologica e l’accertamento della Commissione sarà più snello e veloce. Preciso che, ai fini dei 100.000 euro, si calcolano i depositi bancari ed eventuali titoli posseduti, mentre sono esclusi dal conteggio i titoli poi azzerati dalle crisi bancarie.
Più analiticamente il nuovo Decreto Legge dispone che, previo accertamento da parte della Commissione tecnica dei requisiti soggettivi e oggettivi previsti, hanno diritto all'erogazione dell’indennizzo, i risparmiatori persone fisiche, imprenditori individuali, anche agricoli, coltivatori diretti, in possesso delle azioni e delle obbligazioni subordinate delle banche alla data del provvedimento di messa in liquidazione coatta amministrativa - ovvero i loro successori mortis causa o il coniuge, il soggetto legato da unione civile, il convivente more uxorio o di fatto, i parenti entro il secondo grado in possesso dei suddetti strumenti finanziari a seguito di trasferimento con atto tra vivi - che soddisfano una delle seguenti condizioni: a) patrimonio mobiliare di proprieta' del risparmiatore di valore inferiore a 100.000 euro; b) ammontare del reddito complessivo del risparmiatore ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche inferiore a 35.000 euro nell'anno 2018. Il limite di valore del patrimonio mobiliare di proprieta' del risparmiatore, potrà eventualmente essere elevato fino a 200.000 euro con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, previo assenso della Commissione europea.
Invece, per chi non ha uno dei due requisiti patrimoniali sopra detti, la Commissione dovrà verificare due elementi: 1) che l’azionista è incappato in una violazione massiva degli obblighi di correttezza nella vendita dei titoli da parte della banca; 2) la sussistenza del nesso di causalita' tra la condotta della banca e il danno subito dai risparmiatori. La nuova legge dispone che le suddette verifiche possono avvenire anche attraverso la preventiva tipizzazione delle violazioni massive e la corrispondente identificazione degli elementi oggettivi e/o soggettivi in presenza dei quali l'indennizzo può essere direttamente erogato. Il decreto ministeriale indicherà quindi una casistica (sia pure non tassativa) di casi nei quali l’indennizzo scatterà automaticamente (ad es. di certo per quelle banche che hanno subito fondate accuse di falso in bilancio o falso nei prospetti informativi).
Si ribadisce che anche dopo questo Decreto Legge pubblicato il 30 aprile, occorre continuare ad attendere l’emanazione del Decreto attuativo del MEF, che dovrà definire il procedimento, le modalità e i tempi per la presentazione delle istanze. Sempre con lo stesso Decreto sarà fissata la data di apertura della finestra di 180 giorni per poter effettivamente presentare le domande, tramite portale telematico.
Per chi si associa a Confconsumatori nel 2019, l’Associazione fornirà assistenza gratuita per l’intero procedimento.
Per info e contatti: confconsumatoripuglia@yahoo.it; - cell: 3511336973
Ai vari ricorsi già accolti in favore di persone fisiche, si aggiunge un’altra importante Decisione contro la Banca Popolare di Bari, ottenuta, dinanzi all’Arbitro per le Controversie Finanziarie, dai legali della Confconsumatori, avvocati Antonio Pinto e Antonio Amendola. La Decisione è rilevante, in quanto conferma che, anche in ipotesi di prestazione del servizio di investimento in favore di una impresa, l’intermediario è tenuto a rispettare gli obblighi di condotta imposti dalla normativa di settore.
Il ricorso all’Arbitro – I legali, infatti, hanno presentato un ricorso dinanzi all’ACF per una società pugliese, che opera nel settore del commercio all’ingrosso di apparecchiature informatiche e che vedeva la propria liquidità aziendale, immobilizzata nei titoli azionari emessi e venduti dalla Banca Popolare di Bari.
La Decisione – In accoglimento del ricorso proposto, l’Arbitro per le Controversie Finanziarie, con la Decisone n. 1504 del 03.04.2019, ha ritenuto fondata la domanda di risarcimento del danno formulata dalla società, sia per l’inadeguatezza delle operazioni proposte sia per la scorrettezza delle informazioni fornite circa le caratteristiche e i rischi delle azioni vendute dalla Banca. Il Collegio arbitrale ha dunque condannato l’intermediario Banca Popolare di Bari a risarcire la società del danno subito, pari alla differenza tra quanto investito e il valore di presumibile smobilizzo dell’azione sul mercato HI- MTF (€ 2,38), oltre rivalutazione monetaria e interessi legali.
LE RICHIESTE DEL COMITATO AZIONISTI ALLA BANCA POPOLARE DI BARI, AL GOVERNO ED ALLE AUTORITA’ DI VIGILANZA
Da notizie di stampa di testate nazionali abbiamo appreso che la banca ha deciso di procedere unilateralmente alla definizione di un piano industriale (di cui ancora oggi non sono chiari i contenuti), senza coinvolgere minimamente i suoi azionisti.
Nella prospettiva della prossima assemblea dei soci, intendiamo ribadire con forza i punti essenziali che riteniamo essere il minimo necessario, per ridare fiducia ai soci, aumentare la redditività della Banca e quindi la liquidabilità delle sue azioni a prezzi più elevati e crescenti.
L’esito delle ispezioni Consob, culminate nelle tre recenti Delibere che hanno sanzionato la banca per varie violazioni delle regole in materia di collocamento e negoziazione delle azioni, ed anche le Decisioni favorevoli dell’Arbitro per le Controversie Finanziarie, ottenute dai legali dal Comitato, che hanno condannatola banca a risarcire 15 azionisti per vari inadempimenti riscontrati nella vendita delle azioni, fanno capire che la stragrande maggioranza degli azionisti della BPB non sono avidi speculatori, ma semplici risparmiatori che confidavano in un investimento sicuro ed invece sono stati vittime, proprio come accaduto in altre banche.
Per tali ragioni chiediamo al Governo di trattare in modo identico situazioni uguali: 1) gli azionisti della BPB devono poter accedere anche loro al Fondo Indennizzi Risparmiatori che è stato apprezzabilmente creato con l’ultima Finanziaria. 2) Come in Carige e MPS chiediamo che sia lo Stato a garantire l’emissione di obbligazioni subordinate, che servano eventualmente a ricostituire il capitale sociale necessario. La ricapitalizzazione precauzionale è già coperta dal Fondo da 20 miliardi creato nel 2016, usato solo in parte fino ad oggi per MPS e già messo a disposizione per Carige, laddove non ci siano investitori privati. 3) Cambiare il DL n.3/2015 e prevedere che in caso di trasformazione in S.p.A. e di recesso del socio, quest’ultimo deve avere diritto a ottenere dalla banca il rimborso del valore della quota, almeno nominale secondo ultimo bilancio noto (e quindi nel caso di BPB cinque euro). 4) Introdurre per legge (basterebbe un piccolo emendamento) la possibilità di usare la class action anche nei casi di risparmio tradito.
Alla banca chiediamo: 1) I proprietari delle azioni oggi in circolazione devono poter scegliere di convertire le loro azioni in altro titolo con un rendimento minimo certo e che per questo sia reso più liquido. 2) E’ necessario che il contratto di mutuo da noi suggerito e oggi introdotto tra i prodotti della banca (il c.d. mutuo break che consente al cliente la facoltà di sospendere unilateralmente i pagamenti per tre periodi, non superiori ad un anno ciascuno), avendo riscontrato il pieno gradimento di tanti risparmiatori, venga allargato ed applicato anche al mondo delle imprese ed applicato a tutte le forme di erogazione del credito. 3) Non svendere crediti deteriorati (NPL) e crediti incagliati (UTP) che sono attivi della banca, ma creare lo strumento societario che permetta il recupero all’interno del patrimonio della banca (non vogliamo un nuovo caso Banco di Napoli). 4) Stipulare una “convenzione soci” che attribuisca agli stessi una serie di diritti e servizi aventi valore economico, e che venga applicata a tutti, sia informando i propri funzionari della sua esistenza, sia informando la clientela dei vantaggi in essa contenuti. Fra i servizi contenuti a favore dei soci che hanno acquistatole azioni sino al 31.12.15, a titolo esemplificativo, vi dovrà essere una polizza quinquennale, il cui premio dovrà esser pagato dalla banca, e che alla scadenza, garantirà al beneficiario una somma pari al valore nominale dell’investimento azionario (sull’esempio di quanto fece banca Mediolanum in favore degli acquirenti di obbligazioni Lehman Brothers).. 5) Quando la banca perde dinanzi all’Arbitro per le Controversie Finanziarie, deve pagare i suoi azionisti nei 30 giorni di legge, cessando l’attuale condotta di rimanere inadempiente e prender tempo, costringendo così l’azionista a chiedere al Tribunale di confermare la decisione chiarissima dell’ACF. 6) Creare un collegamento stabile fra l’ufficio reclami della banca ed il Comitato, anche con la creazione di un tavolo di conciliazione paritetico, nel quale esaminare per davvero i reclami, e che permetta di giungere a soluzioni e/o conciliazioni per i casi che rientrano nei Regolamenti Consob (sull’esempio della commissione paritetica di conciliazione, costituita da Banca Intesa per i titoli Parmalat). 7) Appare indispensabile che le operazioni ed iniziative che si vorranno prendere, vengano da parte del management della banca previamente condivise con la platea degli azionisti, in modo che questi si rendano conto della loro natura, anche per fugare dubbi e voci incontrollate ed essere davvero partecipi della proprietà di cui essi sono titolari.
Confidiamo altresì che le Autorità di Vigilanza siano vicine ai risparmiatori in questa vicenda.
Il presente comunicato sarà inviato formalmente al Ministero dell’Economia e Finanze, ai parlamentari pugliesi, alle Autorità di Vigilanza ed alla banca, oltre che agli organi di stampa.
Ci impegniamo a tenere aggiornati i nostri soci sulle risposte che riceveremo.
IL COMITATO: ADICONSUM, ADUSBEF, ASSOCONSUM, CODACONS, CODICI, CONFCONSUMATORI, UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI.
per info e contatti: confconsumatoripuglia@yahoo.it - 3317626869
Intervista sul Sole 24 Ore ad Antonio Pinto, presidente regionale di Confconsumatori, per descrivere le pesanti sanzioni dell'Antitrust alle tante società finanziarie che hanno fatto cartello e le ragioni giuridiche dei cittadini che hanno comprato un auto, avvalendosi di queste finanziarie. Gli avv. Antonio Amendola e Rossana Lopedote hanno collaborato allo studio della vicenda.
Da notizie di autorevoli organi di stampa si è appreso che il 23 gennaio, il CDA della banca si appresterebbe ad approvare un Piano industriale, i cui termini sono - incredibilmente – del tutto sconosciuti agli azionisti.
Il Comitato di tutela degli azionisti intende ricordare alla Banca che i soci delle Popolari ne sono contemporaneamente i proprietari, i clienti e gli azionisti, avendo investito i propri risparmi nell’acquisto delle azioni, e quindi ogni modifica nella gestione della banca deve avvenire nell’ottica di una valorizzazione del loro investimento.
Il Comitato vigilerà in modo che tale ovvio principio venga rispettato sempre e da tutti, nè si vede come si possa immaginare il rilancio di qualsivoglia azienda senza la convinta partecipazione dei propri azionisti o addirittura contro di essi. Quindi ogni intervento sul capitale sarà da noi osteggiato se, anziché produrre valorizzazione degli investimenti fatti, fosse inteso addirittura a ridurre ulteriormente il valore delle azioni esistenti.
Gli interventi sul capitale vanno preventivamente concordati con gli azionisti e non imposti, anche al fine di bilanciarli con interventi a tutela concreta degli azionisti attuali. Purtroppo tutti gli interventi sul capitale del recente passato, realizzati da altre banche prescindendo dalla volontà e dalla condivisione degli azionisti hanno prodotto enormi distruzioni di risparmi dei cittadini, avversione ulteriore all’investimento azionario, premorienza delle banche “curate”. Tutte cose che hanno ulteriormente minato la fiducia dei risparmiatori verso l’intero mercato mobiliare, con gravissime ripercussioni sistemiche.
Appare quindi poco corretto da parte della banca, approvare un piano industriale senza nessun confronto e concertazione con gli azionisti. Invitiamo pertanto la banca sia a far conoscere i propri intenti e sia ad accettare un confronto su proposte che vadano incontro alle attese degli azionisti e consentano di definire al più presto ed insieme, provvedimenti concreti per superare l’attuale situazione.
IL COMITATO: ADICONSUM, ADUSBEF, ASSOCONSUM, CODACONS, CODICI, CONFCONSUMATORI, UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI.
Info e contatti: confconsumatoripuglia@yahoo.it - 3317626869
LA SANZIONE DELL’ANTITRUST - Con Provvedimento del 9.1.2019, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato le principali case automobilistiche e le loro finanziarie (c.d. captive banks) per aver posto in essere – per il periodo compreso tra il 2003 e il 2017 – un “cartello” segreto, finalizzato a restringere il gioco della concorrenza all’interno del mercato interno.I soggetti coinvolti sono: a) sia le società automobilistiche BMW AG, Daimler AG, FCA Italy S.p.A.(Fiat), Ford Motor Company, General Motors Company, Renault, Toyota Motor Corporation, Volkswagen AG; b) sia le società finanziarie ad esse collegate, che erogavano i prestiti in favore degli acquirenti delle autoBanca PSA Italia S.p.A., Banque PSA Finance S.A., Santander Consumer Bank S.p.A., BMW Bank GmbH, Mercedes Benz Financial Services Italia S.p.A., FCA Bank S.p.A.,CA Consumer Finance S.A., FCE Bank Plc., General Motor Financial Italia S.p.A., RCI Banque S.A., Toyota Financial Services Plc., Volkswagen Bank GmbH. In sostanza, l’Antitrust ha accertato che le società finanziarie (c.d. captive banks) dei principali gruppi industriali automobilistici attivi in Italia, per un lungo periodo e attraverso un intenso scambio di informazioni in merito ai tassi, costi e prezzi applicati, hanno realizzato un’intesa restrittiva della concorrenza.
GLI EFFETTI DEL CARTELLO SUI CONSUMATORI - Secondo il Presidente di Confconsumatori Puglia, avv. Antonio Pinto: “La condotta illegittima posta in essere dalle imprese coinvolte ha leso, gravemente, sia il corretto funzionamento del mercato, sia il diritto del consumatore finale ad effettuare una scelta contrattuale libera e consapevole, in un regime di libera concorrenza”.È infatti evidente che il cartello, così come accertato dall’Antitrust, disincentiva ogni diversa politica commerciale e si traduce, comunque, in un’applicazione di prezzi naturalmente più elevati di quelli che sarebbero stati praticati in assenza dell’intesa illecita. Tutto a svantaggio del consumatore finale che, così, si ritrova a dover pagare costi e oneri finanziari di gran lunga superiori a quelli che sarebbero stati praticati in un regime di effettiva concorrenza.
COME AGIRE PER RICHIEDERE IL RISARCIMENTO DEL DANNO -“In ipotesi di cartello accertato dall’Antitrust” precisano gli Avvocati di Confconsumatori Antonio Amendola e Rossana Lopedote “la nuova normativa introdotta con il decreto legislativo n. 3 del 2017 garantisce una maggiore tutela per le vittime degli illeciti anticoncorrenziali. Viene riconosciuto, a ciascun soggetto leso, il diritto di agire, anche in via collettiva ovvero attraverso la class action, per ottenere il risarcimento di tutti i danni subiti. In base alla Legge e all’orientamento dominante della Giurisprudenza, il provvedimento sanzionatorio adottato dall’Antitrust, non solo accerta la condotta anticoncorrenziale contestata, ma inverte l’onere della prova a favore del consumatore, consentendo di presumere l’esistenza del danno cagionato dal cartello ”.Pertanto, chiunque abbia acquistato un autoveicolo nuovo e/o usato, mediante un finanziamento stipulato con una delle finanziarie sanzionate (vedi elenco completo sopra indicato), nel periodo compreso tra l’anno 2003 e il 2017, può richiedere il risarcimento del danno subito, che secondo l’art.1 del D.Lgs. 3/2017 è pari al sovrapprezzo sugli oneri e costi finanziari versati da ciascuno a causa del cartello, oltre agli interessi su tale somma.
A tutela dei consumatori coinvolti, la Confconsumatori propone di partecipare ad un’azione collettiva unica nei confronti delle società automobilistiche e delle finanziarie collegate sanzionate dall’AGCM, al fine di richiedere l’integrale risarcimento del danno subito.
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